Il karate è un arte marziale che proviene dal Giappone, più precisamente da un’isola a sud di quest’ultimo: Okinawa. Ma le sue origini, come quelle delle arti marziali, sono molto più antiche e lontane. Le origini sia del karate che delle arti marziali non sono sicure al 100% per la mancanza di documenti dell’epoca, si basano molto su teorie, racconti e leggende. Il ritrovamento di due statuette babilonesi, di un periodo compreso tra il 3000 ed il 2000 a.C., raffiguranti due uomini in posizione di guardia probabilmente mentre praticavano una rudimentale forma di boxe è stata la prima testimonianza delle arti marziali. Tuttavia le fonti che testimoniano l’effettiva nascita delle arti marziali nell’antica Mesopotamia, sono poco chiare. L’unica certezza è che qualsiasi arte si fosse sviluppata in quelle zone ha viaggiato verso l’India prima e successivamente verso la Cina, dando origine alle arti marziali che conosciamo tutt’ora.
Il karate trae le sue origini nel “Vàjramushiti”, un metodo di lotta sviluppato da una casta aristocratico-militare dell’antica India e l’uomo al quale la leggenda attribuisce un decisivo contributo allo sviluppo dell’antico karate è Bodhidharma, persiano nato intorno al 483 d.C., il quale partì alla volta della Cina, per incontrare l’Imperatore. Nel suo viaggio, 520 d.C. circa, Bodhidharma si fermò in prossimità del tempio di Shàolín-sì (Tempio Shaolin). Egli si rese subito conto che i monaci, mancavano di qualsiasi preparazione fisica e mentale, pertanto, insegnò loro una serie di movimenti che permise loro di difendersi dalle aggressioni dei briganti. Questi esercizi di “Yoga indiano” erano basati sui movimenti dei diciotto animali dell’iconografia indo-cinese ed erano le prime fondamenta del Kung-Fu Shaolin, formalizzati poi in un sistema d’arti marziali: il Shorinji Kempo (in giapponese) o Shaolinquan/chuan-fa/Kempo (in cinese). Da allora quei monaci divennero famosi per essere dei formidabili lottatori senza ricorrere all’uso delle armi.
Okinawa, secoli fa, era divisa in tre regni ed il più importante di questi regni avviò scambi commerciali con la Cina ciò permise agli abitanti di Okinawa di studiare a Pechino. Qui, impararono la cultura cinese. L’imperatore, inviò sull’isola un gruppo di sudditi che vi si stabilirono permanentemente: la cultura cinese iniziò a diffondersi nelle isole Ryu-Kyu (l’arcipelago di cui fa parte Okinawa), integrandosi gradualmente con la vita e le tradizioni locali. Tutto questo insieme alla presenza di militari cinesi, portarono il kempo (un’arte marziale cinese) a diffondersi a Okinawa. Intorno al 1400, sull’isola coesistevano due sistemi di combattimento senza armi: il kempo cinese e il Te (un’arte marziale locale). Con l’unificazione dei tre regni nel 1429, nacque un unico grande regno trasformando Okinawa in un centro di scambi culturali importantissimo per l’epoca. Un evento cruciale per la nascita del karate avvenne intorno al 1509. Il re d’Okinawa, temendo attacchi contro di lui, vietò l’uso delle armi e le fece custodire nel castello di Shuri, capitale delle isole Ryu-Kyu. Successivamente alla sua disfatta nella guerra di Corea, il Giappone, già segnato da lotte interne, vide l’ascesa del clan Tokugawa, che prevalse nella battaglia di Sekigahara nel 1600 e governò il Giappone per oltre due secoli. Per placare il clan sconfitto, gli Shimazu, i Tokugawa permisero l’invasione e la conquista delle isole Ryu-Kyu, che avevano aiutato la Cina durante la guerra. Nel 1609, Okinawa si trovò sotto il controllo sia cinese che giapponese. Il divieto di possedere armi, fu inasprito: persino gli utensili quotidiani come bastoni e falcetti dovevano essere custoditi nei magazzini durante la notte. Chiunque fosse trovato in possesso di “un’arma” rischiava la prigione o la morte. Gli abitanti iniziarono quindi a sviluppare forme di autodifesa usando braccia e gambe. Gli attrezzi agricoli e altri oggetti comuni vennero usati per difendersi dai Samurai e dalle loro spade, creando quello che in seguito sarà conosciuto come Kobudo (lotta con armi). Questi metodi di combattimento venivano trasmessi in segreto, ma col tempo, anche a causa del declino della nobiltà, iniziarono a diffondersi apertamente.
Nacquero così le scuole Okinawa-te (mano di Okinawa), dette anche Tōde (mano cinese). Queste si differenziavano in tre stili: Naha-te, Shuri-te e Tomari-te, ed in base alla zone furono influenzate da stili di combattimento diversi e assumendo peculiarità uniche. Nel 1756, secondo alcune testimonianze non ufficiali, fu rilevante il personaggio di Kūsankū (o Kūshankū) ambasciatore cinese a Okinawa ed esperto di kempo e quanfa. Si dice che fu Maestro di Sakugawa Kanga, nativo della città di Shuri ed inviato in Cina come funzionario per il pagamento dei tributi. Alla morte del suo Maestro creò il kata Kushanku, pietra miliare per molti stili di karate. Sakugawa Kanga fu il primo Maestro che tentò l’unificazione e la codifica di tutte le arti presenti sull’isola. Per uno sviluppo completo bisognerà aspettare circa un decennio, con il suo allievo Sokon Matsumura, guardia del corpo del re di Okinawa. Matsumura ebbe un ruolo molto importante nella storia del karate: fu l’ideatore del kata Passai (Bassai) e Maestro di grandi figure di spicco del karate: Anko Asato, Anko Itosu e Gichin Funakoshi.
Il clan dei Tokugawa venne definitivamente sconfitto e il potere tornò all’imperatore, con la restaurazione Meiji (1868). Venne emanata, una legge che aboliva la distinzione tra Samurai e comuni cittadini. L’isola di Okinawa fu annessa ufficialmente al Giappone (1879). Il modello diventò solo quello giapponese: il patrimonio cinese fu eliminato e gli insediamenti distrutti, sistema educativo, parole e pronunce cinesi comprese.
Anko Itosu fu la figura che realizzò il grande cambiamento del Tōde e a rinnovarlo, introducendolo per la prima volta nel sistema scolastico dell’isola (scuola maschile), grazie ad una esibizione avvenuta nel 1901. In realtà l’arte proposta aveva ben poco di marziale: le tecniche furono rese più sicure e meno applicabili, i kata troppo lunghi furono divisi: il Naihanchi classico fu diviso in tre e partendo da Kushanku creò i kata Pinan. Si iniziò a parlare anche di un’ulteriore classificazione: Shorin (tipico di Shuri e Tomari): veloce e leggero e Shorei (Naha) potente e forte (oggi questa divisione è usata anche per classificare i diversi kata) Più che un’ arte di combattimento, divenne un’ arte di miglioramento fisico e spirituale.
Con la morte di Itosu, il testimone passò ai suoi allievi, tra i più illustri abbiamo Gichin Funakoshi, considerato il padre del karate moderno. Sotto la guida di Itosu e Anko Asato, portò avanti la sua preparazione fino al 1921 anno in cui il principe Hiroito fece tappa a Shuri. In questo luogo, Funakoshi organizzò in veste di presidente dello Shobukai (associazione dello sviluppo delle arti marziali ad Okinawa) una dimostrazione molto apprezzata, tanto che gli fu chiesto di andare a proporre questa nuova arte in Giappone, a Kyoto. Fu così che nel 1922, durante l’esposizione nazionale di educazione fisica, il Maestro partecipò come esponente del Tōde , fu la prima esibizione pubblica di quest’arte in Giappone. Da quel momento iniziò la diffusione in tutto il Giappone: Funakoshi fu convinto da Jigoro Kano (fondatore del Judo) a rimanere in Giappone per organizzare un’altra esibizione nel suo dojo a Tokyo: il famoso Kodokan.
Per rendere più apprezzabile l’arte di Okinawa, Funakoshi iniziò ad eliminare la terminologia cinese. Tōde divenne karate-Jutsu: il termine Tō in giapponese si legge Kara, fu cambiato con un altro kanji di pronuncia uguale ma con il significato di Vuoto, Jutsu sta invece per tecnica/arte (arte della mano vuota). I kata Pinan divennero Heian, Il Naihanchi si trasformò in Tekki. Passai in Bassai. Il kata Kushanku fu diviso in due: Kanku-Dai e Kanku-Sho. Nel frattempo il karate fu riconosciuto nel 1933 dal Dai Nippon Butoku Kai, l’organizzazione imperiale per l’educazione e la gioventù. Grazie all’amico Jigoro Kano, Funakoshi introdusse l’uso dei karategi, delle cinture e dei gradi kyu e Dan. Nel 1936 nacque il primo Dojo Shotokan, dalla volontà degli allievi di Funakoshi. Shotokan, casa nel fruscio della pineta (“Shoto” era lo pseudonimo che Funakoshi usava da giovane nel firmare i suoi poemi).
Dopo la seconda guerra mondiale e l’impiego delle bombe atomiche che distrussero il Giappone e lo lasciarono in uno stato di completo disordine, gli allievi di Funakoshi iniziarono a riformare il dojo, ma soprattutto costituirono un organizzazione dedita alla ricerca, promozione, gestione nonché all’insegnamento del karate. Nacque così la JKA – Japan Karate Association nel 27 maggio 1949, con Funakoshi nelle veste di presidente. Nacquero diversi scuole, le più importanti nel mondo in questo senso furono e sono tutt’ora, lo Shotokan, il Wado-ryu, il Goju-ryu e lo Shito-Ryu. Per indicare un percorso più filosofico e spirituale e meno marziale e violento il termine Jutsu fu cambiato con il termine Do=Via, diventando karate-do (Via della mano vuota).
Sotto il controllo americano, in tutto il Giappone si proibì la pratica delle arti marziali ritenute l’anima dello spirito militare giapponese. A Funakoshi venne chiesto di fare un tour nelle basi americane presenti in Giappone per presentare il karate e man mano che crebbe l’interesse degli occidentali per quest’arte Funakoshi fu ripetutamente invitato a dare dimostrazioni pubbliche. Con il tempo molti Maestri viaggiarono per il mondo, soprattutto in Francia, Italia, Stati Uniti e così il karate iniziò a diffondersi in tutto il mondo occidentale. Dopo la morte di Funakoshi, nel 1957, la JKA fu riconosciuta come corporazione interna al Ministero dell’Educazione e venne istituito il primo torneo di karate, avvenimento che segnò l’affermazione del karate come sport.
La World Karate Federation, costituita nel 1970 in occasione del primo campionato del mondo e nota allora come WUKO (cambierà nome nel 1990), è tutt’oggi l’unica Federazione di karate riconosciuta dal CIO (Comitato internazionale Olimpico) ed è responsabile per le competizioni a livello mondiale. La WKF ha sviluppato regole sportive che governano tutti gli stili. Nel 2020 a Tokyo, il karate in tutti i suoi stili, sotto la WKF ha ottenuto la possibilità di partecipare ai giochi Olimpici per la prima volta, prerogativa estesa alle varie Federazioni (dei singoli stati) aderenti alla WKF. Nel 2021, conta la presenza di 196 stati membri.